Debito Pubblico Italiano

Translate

martedì 24 maggio 2011

Italcrack: l'Italia sul sentiero della bancarotta

Le ragioni di S/P che tutti conosciamo e la manovra correttiva programmata dal governo



E' da un po' di tempo che vado dicendo sia online che fra gli amici che incontro ogni giorno, che la nazione è oramai incamminata sul sentiero della bancarotta. Per chi ci segue, già dalla crisi del 2009, previdi che non ci sarebbe stata nessuna crescita e uscita dalla crisi nel 2010 e anzi che sarebbe peggiorata e questo perché in sostanza non si portarono a compimento le necessarie riforme strutturali necessarie, nonostante le pompose dichiarazioni dei vari governi ed istituzioni a partire dalla UE. Anche all'epoca mi diedero del pessimista... E' quanto accade ancora anche nel caso della Grecia, sono stati letteralmente buttati nel water della finanza tossica europea, 750miliardi di Euro senza che la Grecia sia comunque in grado di fare alcunché perseverando in uno stato di pratica bancarotta nazionale senza però una chiara dichiarazione di bancarotta che permetterebbe di fare le riforme necessarie e con il debito greco che presto prima che poi, tornerà a farsi sentire con tutti gli interessi... Con una BCE che poi continua imperterrita con una politica monetaria inflazionista incatenando nazioni come la Grecia in una prigione economica, non c'è via d'uscita.

Per l'Italia che ha il terzo debito pubblico del mondo c'è poco da stare allegri. E' di oggi la notizia ufficiale che alla fine ciò che il mercato già si attendeva da un po' di tempo, si è avverato ossia il declassamento da parte di S/P dell'outlook del debito pubblico Italiano da stabile a negativo ( A+ ).
Trovo davvero ridicolo attaccare S/P per questo, semmai da investitore e analista la critica che si può fare è esattamente opposta, ossia troppa gentilezza e ritardo di S/P nei confronti del nostro paese ma non solo. Del resto le agenzie di rating in generale non hanno mai sbagliato nel declassare qualcosa, lo hanno semmai fatto in ritardo... Invero S/P, a cui fanno riferimento soprattutto gli investitori Americani, ci sta facendo un grande favore, il nostro paese che conta molto anche su tali investimenti nei titoli del debito oltre che nelle nostre imprese, meriterebbe se non proprio una B, quasi. La terza riserva aurea del mondo al momento ci concede ancora una certa credibilità oltre l'alleanza nella NATO, anche se tuttavia quella economica non è una situazione destinata a perdurare, tuttavia S/P denuncia in sostanza, e non solo lei, l'immobilità dell'economia italiana, stagnante, chiusa, poco libera e poco attraente per gli investitori che infatti già da tempo fuggono dal nostro paese portando l'Italia all'ultimo posto nelle classifiche degli investimenti nelle nazioni più industrializzate. Ricordiamo ad esempio come già a Luglio 2010
( http://indipendenzaitaliana.blogspot.com/2010/07/italia-in-ripresa-e-milano-cola-picco.html ) segnalavamo la perdita in Borsa di 90miliardi di Euro di capitalizzazione dalle aziende italiane nonché una previsione precisa sulla crisi di deficit a cui l'Italia andava incontro nonostante sontuose dichiarazioni sullo stato di salute dell'economia italiana e di cui oggi siamo testimoni... Invitiamo fortemente a rileggere l'articolo di Luglio per comprendere meglio il quadro della situazione. In quella occasione evidenziammo anche come la spesa pubblica ( socialismo e/o statalismo ) non potrà mai equiparare neppure lontanamente il contributo dell'impresa ed economia privata. Una cosa che capirono già gli antichi Sumeri nel 3000 a.C. circa favorendo il più possibile il commercio e l'impresa privata.

Proprio ieri a conferma di tutto ciò l'ulteriore dichiarazione anche del noto Presidente e amministratore delegato di News Corporation International editore anche di Sky, James Murdoch, che denunciava per l'Italia la mancanza di libertà di mercato e competitività, parlando dell'esistenza di veri e propri blocchi strutturali.. E' noto infatti come le aziende italiane negli ultimi 10 anni abbiano vista erosa la loro competizione nei mercati globali e non solo per l'effetto Cina. In Italia manca un vero mercato libero e di competizione specie nel campo della grande industria e finanza. Una nazione, aggiungiamo come assai noto, abituata a clientele, amicizie, troppo spesso tangenti e simili e generalmente conflitto di interessi fra le principali aziende e famiglie imprenditoriali italiane. In questo quadro di scarsa competizione, denuncia Mardoch come la concorrenza e il libero mercato vengano visti quasi come un ostacolo. E non c'è solo la questione del gruppo Sky e del mercato mediatico, ma anche ad esempio il recente caso Lactalis-Parmalat, la truffa Fiat condannata dalla Consob per aggiotaggio, ma non dai tribunali, e così via.

Facciamo un piccolo riassunto del caso Parmalat per capire come si presenta la nostra nazione ai potenziali investitori. La società francese Lactalis ha negli scorsi mesi scalato il gruppo Parmalat al centro di note vicende finanziarie e una lunga storia di corruzione e tangenti, de facto la tipica azienda italiana da fagocitare a spese dello stato. In seguito commissariata dopo l'arresto dell'AD Callisto Tanzi come conseguenza di un clamoroso crack finanziario del gruppo a danno degli investitori, nonostante il risanamento consistente effettuato, l'azienda è ancora in debito per circa 16miliardi di euro, una cifra ad ogni modo ancora assai notevole. Considerando le tragiche e incompetenti politiche europee sulla questione del latte e le grandi difficoltà dell'economia italiana, l'ingresso di Lactalis in Parmalat è salutato con grande interesse dal libero mercato, ma non evidentemente da chi vuole conservare privilegi e simili. In un quadro di fuga degli investitori dal nostro paese, il governo inizia così una guerra di protezionismo di non si sa bene che cosa, dall'ingresso di capitali Francesi in una società Italiana in difficoltà e che vuole fare di Parmalat uno dei principali produttori mondiali di Latte come infatti è la Francia e questo mentre l'Italia stessa regala o aveva già regalato imponenti pezzi della nostra finanza e industria al regime Libico di Gheddafi e alla Gazprom dell'amico Putin.
Alla fine serviranno a poco le dichiarazioni di Berlusconi sulla sua fede nel libero mercato, un po' come le dichiarazioni di Putin ad inizio mandato anni fa, poiché pochi giorni dopo la Guardia di Finanza per ovvia direttiva del ministero avvierà perquisizioni a tappeto in banche, aziende quali la Lactalis Italia e tutti i protagonisti di una libera acquisizione finanziaria. Operazioni che anch'esse ricordano molto le perquisizioni e arresti Russi del governo Putin contro i concorrenti di Gazprom... Il piano del ministero era fra l'altro quello di mantenere il controllo di Parmalat introducendo fondi quali l'INPS e altri fondi pubblici con la crisi di deficit a cui ci affacciamo e con le famiglie e aziende in grande difficoltà che ne avrebbero molto più bisogno e infine tramite ( Sic ! ) ingresso consistente di fondi cinesi... Ci stupiamo poi che i nostri migliori partner e alleati in Occidente ci guardino con scetticismo e dubbio ?
Non è nostra intenzione equiparare Berlusconi a Putin, tuttavia se ne evidenziano alcuni errori e, lontani i tempi di Pratica di Mare, sbilanciamenti eccessivi verso Est e verso un tipo di politica economica importata da lì che riteniamo dannosa e poco liberale per il nostro paese e questo anche perché si è cercata un' alternativa alle riforme strutturali necessarie e alla perdita dei privilegi e l'unica alternativa come già evidenziamo da tempo è consegnare la nostra nazione a realtà come il regime di Gheddafi, certe oligarchie Russe o il regime comunista Cinese. Dubitiamo ad ogni modo che questa strada oltre che ad essere lesiva della libertà sia di aiuto per l'impresa italiana che verrebbe legata ai capricci di dittatori e oligarchi come già accaduto sia in Libia che in Russia, piuttosto che ai meriti del libero mercato o fagocitata come Volvo e non solo dai Cinesi...
Tornando al caso Parmalat è facile capire quanto sia fallimentare la politica del governo in un contesto di crescita prossimo allo zero e problemi di deficit.

I dati sulla crescita del primo trimestre sono allo 0.1% in Italia uguali al quarto trimestre alla fine del 2010, una media che nasconde il centro-sud in recessione e un nord fermo che fa fronte comunque alla deindustrializzazione. Persino la Grecia praticamente in bancarotta cresce più dell'Italia +0.8%, la Spagna con tutti suoi problemi +0,3% con proiezione a fine anno a +0,8%. La Germania invece passa da un +0.4% alla fine del 2010 a +1,8% testimoniando una ripresa dell'economia interna tedesca. I dati confermano come il problema è fondamentalmente intrinseco all'Italia. La crescita industriale è praticamente ferma se non in recessione con in crescita il solo settore agricolo essenzialmente a causa dell'aumento dei prezzi nel comparto agricolo e alimentare e su cui grava la clava delle politiche marxiste della UE con quote, sopressione degli incentivi, multe ecc. ecc..

Il dato di revisione di S/P goffamente criticato dal ministero e che mostra la deindustrializzazione e caduta economica del paese, è confermato anche dal dato sull'occupazione che vede circa il 30% della disoccupazione giovanile, ossia le aziende non assumono più o quasi, con, unica nazione in tutto l'Occidente e fra le nazioni più industrializzate, maggiore occupazione dei diplomati rispetto i Laureati e 20% di occupazione in meno dei laureati in Italia rispetto la media Europea, conseguenza ovvia del crollo verticale di disponibilità occupazionale di qualità di tipo industriale e aziendale, fuga degli investitori e chiusura ipercorporativa dell'economia. E tutto questo nonostante che il nostro numero di laureati sia di non poco inferiore alla media Europea.

Limitarsi ad operare tagli sulla spesa non risolverà il problema, poiché senza riforme strutturali non fa altro che frenare la crescita come osservato dal FMI e Banca Mondiale men che meno in una nazione come l'Italia fortemente dipendente dalla spesa pubblica, il che ripresenterà il problema del deficit che richiederà ulteriori tagli entrando così in un circolo vizioso stile Grecia, Portogallo, Spagna ecc., un po' come cercare di tenere su un aereo con i motori spenti...

Per capire ulteriormente la fondatezza dei richiami e delle osservazioni di S/P teniamo presente che il debito pubblico Italiano è si in buona parte in mano alle famiglie italiane, ma famiglie che come noto e già osservato anche negli articoli scorsi non arrivano più a fine mese, sono sempre più indebitate, lontano dai tempi dei nostri nonni in grado di risparmiare e investire in Bot. Il dato ufficiale vede il risparmio medio nazionale in calo di diversi punti percentuali da circa il 12% al 9% una percentuale ovviamente spostata sulla classe più ricca del paese, con un ceto medio in fortissima difficoltà e il centro-sud cui ovviamente il dato è peggiore e come detto un aumento notevole in generale in tutta Italia di famiglie che non arrivano a fine mese, ossia appunto a risparmio zero oltre che consumi minimi.

Che l'economia Italiana sia ferma è un dato osservato anche ma non solo da Confindustria. I pagamenti sono sempre più in ritardo e molte aziende e imprese chiudono perché troppo rischioso e incerto il mercato o perché indebitate e quantomeno sono in difficoltà a causa della scarsità del mercato interno derivante dal crollo dei consumi delle famiglie italiane, incluso le neo-famiglie. Questo significa che il nostro debito è sempre più esposto al mercato internazionale, concretizzando ancora di più l'aumento del deficit e il pericolo di insolvenza, motivo ulteriore per il declassamento operato da S/P. Alle revisioni di S/P vanno anche aggiunti i vari richiami dell'OSCE agli eccessi di spesa e debito pubblico dell'Italia, oltre 1800miliardi di Euro con 100miliardi di Euro annui di interessi da pagare a fronte della caduta delle entrare fiscali a seguito di fuga di investimenti, chiusura delle imprese, aumento della spesa sociale per casse integrazioni, 2° scudo fiscale ecc., contesto nel quale giungono infatti anche i richiami del FMI e della stessa OSCE nel non fare più condoni e simili. Vediamo quindi come è inesatto da parte del Ministero delle Finanze affermare che esse siano diverse da quanto detto ad esempio dall'OSCE in quanto S/P non fa altro che tenere conto di tutti questi fattori sin qui analizzati come hanno molto ben evidenziato e operare la revisione sul debito come il mercato del resto ha già anticipato da mesi come evidenciavamo riguardo la fuga di capitali.....

Considerando inoltre la scarsa flessibilità monetaria che potrebbe costituire ulteriore spinta per il rilancio degli investimenti nel paese, in quanto imbrigliati in un Euro per giunta troppo forte per la nostra economia e piuttosto inflazionato a cui va aggiunta una limitata flessibilità fiscale a causa dell'alto indebitamento, le riforme per la liberalizzazione del mercato e il rilancio della produttività divengono quantomai sempre più critiche e imprerogabili.
Ci sembra quindi assai sbagliata la campagna elettorale del ministero che sembra giocare sui decimali di punto di asettici numeri statistici, cmq bassi, e magari approssimati per eccesso e che ad ogni modo messi insieme agli altri indicatori confermano le osservazioni di S/P e di altri organismi internazionali come è infatti possibile riscontrare dalla realtà quotidiana del paese. L'OSCE osserva che l'Italia dev'essere pronta a misure correttive, suggerendo ad esempio tagli ulteriori all'università e/o quelle che saranno vere e proprie manovre economiche e in un contesto di crescita zero possiamo immaginare cosa significhi.
A conferma di tutto ciò all'indomani della revisione di S/P, voci sempre più insistenti diffuse da reuters di una manovra economica correttiva del governo da 35-40 miliardi di Euro sul 2013 e 2014 da approvare a Giugno all'indomani dei ballottaggi. Già in precedenza sabato, a seguito della revisione di S/P con un comunicato ufficiale, il ministero dell'Economia spiegava che "sono in avanzata fase di preparazione i provvedimenti mirati al rispetto dell'obiettivo di pareggio di bilancio per il 2014. Questi avranno entro luglio l'approvazione da parte del Parlamento".

La scarsa flessibilità fiscale a causa del debito pubblico, fa i conti quindi con i limiti di sostenibilità del debito a cui andiamo incontro, il che significa che gli introiti fiscali non basteranno a coprire gli interessi sul debito da cui il declassamento di S/P che osserva come “la contrazione economica tra il 2008 e il 2009 ha eliminato tutti gli sforzi di un consolidamento fiscale negli ultimi dieci anni” il che proietterà il debito a fine anno intorno al 120% di debito sul PIL che è parente a circa 2.000 miliardi di Euro di debito pubblico.

Senza una ripresa concreta dell'economia “Il livello di indebitamento dell'Italia raggiungerà presto il picco” come dichiarato dal commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn, che ha aggiunto "é importante che si raggiunga il livello di stabilizzazione, in modo da poter cominciare a ridurre il debito quanto prima" e che Bruxelles continuerà a porre "un accento molto forte" sulla riduzione dei debiti pubblici.
S/P ha anche osservato come l'Italia molto probabilmente non chiederà aiuti né all'FMI né alla UE primo perché permangono equilibri che al momento non lo ritengono necessario, anche se aggiungiamo si tratta di equilibri assai precari e sulla lama di un rasoio. Inoltre motivo principale perché i circa 1900 miliardi di euro di debito pubblico dell'Italia coperti quasi per intero dai titoli di stato non sono sostenibili né dal fondo Europeo per i salvataggi né in generale dalla comunità internazionale.
Il Crack Italiano sarebbe quindi a tutti gli effetti anche peggio di quello dell'Argentina, del resto l'Argentina almeno aveva una sua moneta, noi no.

Da evidenziare poi inoltre l'accanimento di Equitalia le relative denunce contro le pratiche di Equitalia, incluso falsificazione e le agenzie semi-private che guadagnano in percentuale, come il caso delle truffe sulle multe ecc., nonché in generale al di là dei casi di truffa, l'aumento della pressione tributaria a livelli sempre più insopportabili. Basti pensare come nella sola sezione fallimentare del Tribunale di Latina, come osservato dalla deputata de La Destra Monica Nassini, Equitalia ha chiesto il fallimento di 44 imprese... alla faccia dei contributi alla ripresa economica.... Accanimenti tanto più intollerabili in una nazione nota per privilegi, corruzione ecc. ecc. a tal punto che il rigido Tremonti stesso è arrivato a giocarsi la carta dei diritti dei contribuenti, seguita a ruota da proposte concrete di legge, di una certa lodevolezza ad essere onesti, per porre tetti ai pignoramenti giudiziari che non riguardino quindi la prima casa o i mezzi di lavoro, iniziative quindi di un certo pregio ma che non risolve il problema dei pignoramenti e fallimenti selvaggi ad opera degli agenti di Equitalia che ci speculano sopra...
Invero ciò che sta accadendo secondo quanto previsto anche su queste pagine, altro non è che l'alba della crisi economica che sta arrivando anche in Italia.

La ripresa economica se c'è quindi non riguarda di certo il nostro paese, né è sufficiente il solo dato grezzo della ripresa delle esportazioni, men che meno senza favorire la crescita produttiva e senza rafforzare partnership commerciali e competitività internazionale seriamente minate. Paradossalmente inoltre la crescita delle esportazioni senza un' adeguata ripresa dell'economia e produttività interna, pur favorendo gli introiti fiscali, potrebbe persino peggiorare e non migliorare la situazione poiché porterebbe una maggiore scarsità di beni nel mercato interno e quindi aumento notevole del costo della vita. Nel merito di recente si è avuto un curioso effetto di scarsità di benzina in Russia a causa di questo squilibrio fra domanda interna con prezzi minori a fronte di forte domanda per l'export e prezzi maggiori all'estero. La Russia che è anche fuori dalla WTO, vi ha posto rimedio limitando e bloccando le esportazioni di petrolio e benzina verso l'estero. Data la cessione del seggio WTO alla UE e la nostra appartenenza alla UE nel caso di un'eventualità del genere per l'Italia non ci sarebbe possibile in alcun modo regolare l'import/export, motivo inoltre che per ragioni opposte il nostro paese, come la Grecia, il Portogallo e l'Irlanda è stato invaso da prodotti sottocosto da Cina ed Europa dell'Est con le conseguenze che abbiamo sempre denunciato a cominciare dal fragoroso tonfo delle rispettive industrie ittiche..

L'aumento delle esportazioni va quindi sostenuto favorendo una maggiore crescita e non tramite una politica socialista di investimenti pubblici derivanti dalle rispettive tasse, ma piuttosto dallo sviluppo privato e da investitori esteri che vengano nel nostro paese, limitandosi piuttosto ad usare i fondi pubblici per creare le condizioni per lo sviluppo, migliorare il paese e ridurre il debito. Il governo non è la soluzione, il governo è il problema come ben recitano le imponenti parole pronunciate da Ronald Reagan.

La soluzione è quella sin qui detta di riforme strutturali per una maggiore protezione dalla concorrenza sleale e al contempo liberalizzazione dell'economia per il rilancio di produttività e mercato dei consumi adottando pienamente il Capitalismo di Libero mercato come confermato anche dal presidente della Consob che fa appunto osservare la necessità di riforme e liberalizzazione dell'economia e della finanza italiana, le cui aziende aggiungiamo sono sempre più in crisi di liquidità ed esposte in massa sempre più a scalate ostili, il che di per sé non è necessariamente un male in particolare quando avviene da parte di imprese dei nostri alleati migliori, ma denuncia la difficoltà della nostra economia. L'aumento delle assicurazioni ad esempio non è solo effetto del cartello assicurativo, ma anche dell'erosione di investitori e capitali nella finanza Italiana poiché le assicurazioni che noi sottoscriviamo altro non sono che servizi finanziari venduti ad investitori, generalmente grandi speculatori ad alto rischio come gli Hedge Funds ecc. senza contare il numero di truffe alle assicurazioni che si riscontra in Italia.

Ben vengano quindi gli investitori virtuosi di nazioni alleate e amiche come Francia, USA, Canada, UK ecc. con i quali dobbiamo urgentemente rafforzare le nostre partnership commerciali e che l'Italia possa davvero approfittare della crisi per un concreto rinnovamento.
In mancanza di tali riforme e del rilancio delle partnership commerciali con i nostri migliori alleati liberali come gli USA, UK, Francia, Germania ecc. l'Italia corre seriamente il rischio di divenire un protettorato, una colonia in modo non dissimile dallo stato attuale della Grecia o dell'Ungheria.

L'Italia del resto non merita questo, l'Italia di Giulio Cesare, di Augusto, di Roma, l'Italia di Pietro e Paolo, l'Italia di Leonardo da Vinci, Michelangelo, di Machiavelli, di Colombo, l'Italia che oggi manda nello spazio Astronauti, moduli per la stazione spaziale ISS e importante strumentazione scientifica, merita di più. L'Italia deve recuperare il suo ruolo di potenza Europea al centro del Mediterraneo come già aspirava Napoleone e non lo farà corteggiando dittatori o continuando a dilapidare le casse dello stato, ma assumendosi le sue responsabilità, combattendo la corruzione e liberalizzando il paese.



Alcune Fonti e approfondimenti:

















Nessun commento:

Posta un commento